L’opinione di Richard Hodges, archeologo
Professore cosa possono raccontare le anfore ad un archeologo?
Possono raccontare più di qualsiasi altro oggetto del mondo antico: del marmo, della pittura, dei gioielli, dei vetri. Lo studio del commercio di vino è stato infatti il cuore degli studi archeologici degli ultimi 50 anni, incentrati sull’antico Mediterraneo e sul suo impatto nella parte occidentale dell’Emisfero. Studiare il vino è stata anche la chiave di volta per capire l’evoluzione, lo zenit e il declino dell’impero romano.
Il vino dunque come uno dei grandi protagonisti dell’Antichità?
Il vino è stato al centro dei commerci dell’antichità non solo nel Mediterraneo. Sono state trovati reperti legati al vino nei paesi Baltici, vascelli romani con anfore nel mare al largo di Dublino, nel sud dell’India, nell’Africa sud-orientale.
Quando è nata la cultura del vino?
Bere vino ha assunto dimensioni trans-mediterranee intorno al settimo secolo avanti Cristo, grazie ai Greci che avviarono commerci con molte popolazioni, portando le loro anfore. Nel Lazio e nell’Etruria le scambiavano con i metalli. Tracce di questa prima e più antica “era” del bere furono trovate anche in Borgogna, in una zona che si chiama Vix. Qui fu rinvenuto, in una tomba di una principessa, il famoso Cratere, un’enorme recipiente di bronzo usato per mescolare vino datato 540 a.C. Dimostra che anche i Celti facevano parte di questa cultura.
Roma è stata protagonista di questo periodo?
Con la crescita di Roma, il vino diventò un’industria. Lo ricorda il Monte de’ Cocci a Testaccio, una collina costruita con i resti delle anfore. Nel periodo che va dal primo secolo a.C. al primo secolo d.C. tutti erano coinvolti nel mondo del vino: dal pastore del più remoto villaggio degli Abruzzi, al contadino che lavorava i campi.
Quando lo studio delle anfore è diventato centrale?
Lo studio delle anfore è cominciato con l’analisi delle maniglie, dei timbri e riporta indietro nel tempo alle prime vie commerciali che si realizzarono tra il nord Africa e l’Italia, tra il Mediterraneo orientale e l’Oceano Indiano, fino alla città di Pondicherry. Oggi gli studi sono diventati molto sofisticati con analisi microscopiche sulla terracotta per capire non solo il luogo di produzione industriale, ma anche i differenti stili. Alla fine dell’Impero romano le anfore illustrate più belle venivano da Vigo sulla costa nord occidentale della Spagna. Anfore che furono rinvenute persino nel castello di Tintagel in Cornovaglia occidentale dove nel quinto secolo d.C. c’erano Britanni che, anche se gli anglo-saxoni avevano già conquistato gran parte dell’isola. ancora credevano di essere parte di Roma. In quel castello quando l’Impero romano si stava sgretolando a bere vino c’era con sicurezza re Artù.
Le anfore avevano diverse forme e diversi prezzi?
Le prime anfore venivano dalla Grecia, poi la produzione si diffuse in Etruria, dove le più famose sono quelle provenienti dalla colonia romana di Cosa vicino ad Orbetello. Poi la maggior parte di quelle più economiche vennero prodotte in nord Africa e nel periodo di massimo sviluppo dell’Impero nel Mediterraneo Orientale. Per quanto riguarda le navi, in ogni relitto ritrovato in mare sono state rinvenute dalle 500 alle 1000 anfore. Di diverse forme, molto grandi nel periodo repubblicano, più allungate per essere stivate meglio nel periodo imperiale. Come tappo avevano uno stopper di ceramica o di legno infilate con un panno.
Le anfore trovate nelle tombe cosa raccontano?
Nelle tombe del periodo che precedevano il Cristianesimo si mettevano oggetti che avrebbero accompagnato le persone nell’aldilà, nel regno degli dei. In una tomba di una persona di una classe media ci sarebbe stato un letto e alcune cose da portare con sé, tra cui anfore. Bere era un aspetto importante di questo viaggio e fin dagli inizi del periodo repubblicano nella maggioranza delle tombe c’erano anche bicchieri per il vino.
Le scritte sulle anfore possono dire qualcosa?
Nel periodo tardo repubblicano e nei primi anni dell’Impero avevano i timbri delle aziende che le avevano prodotte. I timbri sono molto chiari e si possono identificare i produttori. La produzione delle anfore è poi continuata su larga scala fino al sesto secolo dopo Cristo e continuata in modo significativo fino al settimo. Vent’anni fa, in alcuni scavi, è stata scoperta un tipo di anfora utilizzata nel settimo secolo nei monasteri copti egiziani e nell’ottavo e nono secolo in quelli della Palestina e dell’Impero bizantino. Infine, da non dimenticare nel Medioevo Carlo Magno, incoronato imperatore a Roma nell’ anno 800. Lui ei suoi suoi Franchi reintrodussero la tradizione di bere vino a tavola in Italia e nel resto del nord Europa.
Chi è Richard Hodges
Richard Hodges è un archeologo di fama internazionale, nato a Bath nel Regno Unito. Medievalista, ha diretto, tra le altre cose, gli scavi archeologici a san Vincenzo al Volturno nel Molise. E’presidente dell’Università americana di Roma e presidente di Loveitaly, un’associazione senza fine di lucro dedita a tutelare il patrimonio culturale italiano e a sostenere progetti di restauro in tutta Italia.